Tratto dal Primo Libro de "La Seconda Era Degli Eroi" Capitolo Primo, I Scritto da Aerwith Eren Laroul, Primo Scriba della Fortezza del Tuono Al servizio del Sacro Ordine dei Cavalieri del Tuono Nel Giorno della Grazia, 12° giorno del Mese Del Drago, Anno 250 Ad Alma Condita Prima di tutto un piccolo prologo caro lettore... Dovete sapere che molti anni fa, le terre attorno ad alma erano perseguitate da continue scorrerie del caos, il popolo viveva nel panico e nessuno sapeva come e quando quell'epoca oscura sarebbe finita; gli spettri dell'oscuro Laisburg, il crudele dio del Male ancora compivano le loro efferate missioni di morte e una cappa di nuvole nere copriva l'orizzonte, senza permettere al sole di scaldare la terra e di renderla fertile. Ma in questo tempo dimenticato dagli dei, un raggio di luce illuminava di speranza i cuori della gente, una ristretta cerchia di cavalieri, anche se sull'orlo del declino, continuava a combattere per la giustizia, infondendo forza nel cuore dei deboli e degli oppressi: questi uomini coraggiosi e leali erano i Cavalieri del Tuono, guidati dal possente Holder la cui forza sola poteva opporsi al predominio dei servitori delle Tenebre. Fu in quei giorni travagliati che giunse ad Alma un uomo, i bardi ricordano ancora il suo nome, Eltharion Roseblade, e il suo simbolo, una Rosa Bianca in campo blu, quest'uomo si uni' ai Cavalieri donando la sua poca forza ala causa del bene. Per la sua dedizione e il suo coraggio gli dei gli donarono Astryel, la Sacra Spada dalla bianca lama votata alla Giustizia, potentissima contro il male e le creature perverse che lo seguivano. Mille e mille battaglie combatte' il glorioso Eltharion contro il male, aiutato dalla fedele spada e a fianco dei compagni Cavalieri, votando la sua vita alla via dei paladini del Sangue e alla distruzione delle creature degli inferi che troppo stesso ormai camminavano sulla terra. Un giorno pero', come era venuto, il cavaliere scomparve, lasciando dietro di se' solo leggende: alcuni pensano che sia partito per la perduta Camelot alla ricerca del sacro Graal , altri invece pensano che sia caduto combattendo coraggiosamente a fianco dei Paladini del Sangue contro un crudele e potentissimo principe demoniaco, una sola cosa si sa per certo, Eltharion non torno' piu' ad Alma e il suo benche' flebile raggio di luce si spense. Alcuni anni passarono, e i canti sul nobile Cavaliere della Rosa Bianca iniziavano a essere dimenticati, ma un giorno, dal nulla apparve un giovane, sui diciassette anni, dallo sguardo malinconico eppure fiero, sul suo petto spiccava un simbolo conosciuto e il suo volto non era ignoto ai piu' anziani. Ma egli non era Eltharion il Cavaliere, ma un figlio di cui nessuno aveva notizia, allevato dai Paladini del Sangue nella loro Fortezza sulle montagne e addestrato all'onore ed al coraggio prima che alla spada, anch'egli paladino, Tristan era il suo nome, secondo Cavaliere della Rosa Bianca. Il Giovane subito si dimostro' simile al padre nella lealta' e nella forza e fu una fortuna, i Cavalieri del Tuono sembravano scomparsi, ma l'oscurita' era di nuovo alle porte. Il Giovane Paladino si uni' ben presto al nobile Fawdrath e ai Cavalieri della Luce, opponendosi come suo padre al Male e combattendo con il coraggio di un Drago d'Argento contro tutte le creature infernali che minacciavano le terre che Eltharion aveva protetto e amato; la difesa dei deboli e degli oppressi era il suo primo e piu' importante obbiettivo e ogni sua azione era volta alla sconfitta finale delle forze oscure. Fu cosi' che un giorno, all'improvviso, mentre Tristan meditava sull'antica tomba del Primo Cavaliere del Tuono, il divino Holder apparve all'eroe, le sue parole furono semplici ma solenni e la sua proposta chiara, il giovane poteva divenire un cavaliere del Tuono, a quanto pareva, l'ordine non era del tutto scomparso. Ancora una volta Tristan parti', stavolta per dimostrare di essere degno dell'onore che gli era stato offerto, dopo lungo peregrinare, e con l'aiuto del gentile Fawdrath, riusci' a trovare la strada per l'Abyss e affronto' e uccise il terribile Treeant, dimostrando di essere degno di divenire il primo cavaliere appartenente sia all'ordine della Luce sia a quello del Tuono, mai avrebbe immaginato un onore piu' grande. E ora comincia la nostra storia... Una sera, ancora profumato degli unguenti medicinali che i chierici devoti a Silvara, la dolce principessa dai capelli d'argento, avevano cosparso sulle sue ferite causate dal terribile demone Slavalous, per salvare una fanciulla in pericolo, il giovane cavaliere stava per coricarsi nel suo letto alla locanda di Giulietta, quando una sensazione di potenza e di Forza lo pervase, davanti a lui era apparso il potente dio Hansolo, che spesso aveva assistito e aiutato suo padre nelle sue battaglie; il dio non parlo', ma gli consegno' una pergamena sdrucita e bruciacchiata, poi, come era venuto, spari'. Nel vecchio papiro erano scritte poche parole, descrivendo la scomparsa di Astryel, rubata dai demoni e consegnata a chissa' quale antica e malvagia entita', il ladro era un conte vampiro, che al momento risiedeva nel vecchio e decrepito cimitero di Alma; lui solo conosceva il nome del guardiano, lui l'unico anello della catena a cui Tristan si poteva afferrare. Il cavaliere non attese il mattino e parti', chieste le chiavi al vecchio becchino, entro' nella cripta che conduceva al cimitero sotterraneo e, spazzando via tutti i corpi senza vita e anima che cercavano di ghermirlo, giunse finalmente al luogo dove il vampiro riposava nella sua antica bara. L'immortale creatura degli inferi si alzo' e la sua voce sibilante echeggio' nella sala in una vuota minaccia, la sacra spada dalla lama argentea, benedetta dalla dolce dea Silvara gli aveva gia' tagliato la testa. Ma ancora la bocca del vampiro parlo': solo nella lastra di Diamante che si trovava negli abissi piu' profondi era scritto il destino di Astryel. Tristan disorientato parti' immediatamente, ma non gli era chiaro dove cercare, le profondita' degli abissi gli richiamarono alla memoria un luogo oscuro, chiamato Minor Abyss, dove gia' era sceso per errore cercando Abyss. Subito prese il mare, navigando verso Syracusa e si fermo' su una spiaggia, qui entro' nell'oscura caverna che conduceva all'abisso e qui combatte' contro i malvagi Elfi scuri per guadagnare l'entrata: solo il suo mantello, che Holder gli aveva donato come simbolo del suo status, resisteva e gli permetteva di non morire sotto i fulmini lanciati dai crudeli abitatori delle tenebre, ma assalto dopo assalto il suo equipaggiamento cadeva in pezzi, persino la spada, sacra a Silvara cadde frantumata da un colpo piu' potente degli altri; piu' volte fu sul punto di cedere ma piu' volte torno' alla carica, usando i suoi pugni ricoperti dai guanti d'acciaio come magli vendicatori. A un tratto solo il silenzio rimase, a vegliare sui numerosi corpi frantumati che rimanevano della schiera dei malvagi guerrieri, Tristan varco' il portale, ignorando le profonde ferite che lo segnavano e scese sempre piu' in profondita' nell'abisso. Qui dopo aver superato con facilita' un piccolo labirinto si trovo' innanzi a una torre, guardata a vista da una crudele creatura chiamata Hoeur, vestita di tenebra e armata di una minacciosa frusta di fiamme, senza attendere un solo secondo Tristan lancio' il suo sacro grido di guerra e colpi' la creatura con un altra spada che aveva preso a uno dei guerrieri sconfitti, il sangue usciva copioso dai tagli inflitti dalla bruciante frusta, ma Tristan, pervaso da una mistica furia continuava a colpire senza sosta e riusci' alla fine ad avere ragione del crudele avversario. L'entrata della torre era ormai a portata di mano e una scala scendeva ancora nelle profondita' della terra; sentendo vicino l'obbiettivo Tristan scese nel labirinto. Ma ancora una volta il Mynor Abyss si dimostro' ingannevole e fallace per il cavaliere, il suo obbiettivo era molto distante da quei luoghi desolati e dopo molte ore stremato dalla fame, dalla sete e dalla stanchezza ancora non vedeva l'uscita; un senso di frustrazione e fallimento si impadroni' di lui mentre cadeva privo di sensi. L'eroe si risveglio' e vide il volto di Charline, una sua compagna tra i Cavalieri della luce, le sue ferite erano state curate; l'elfa gli disse che Rugantino, il barcaiolo di Ostia l'aveva trovato svenuto e nudo sulla spiaggia e l'aveva soccorso permettendogli di sopravvivere. Chissa' per quale strano scherzo del destino era riuscito, privo di coscienza ad uscire dal labirinto ed era finito in mare, o forse qualche entita' benigna l'aveva soccorso? Purtroppo pero' tutto il suo equipaggiamento, le sue armi e la sua corazza compagna di mille battaglie erano perdute ed egli si trovava impossibilitato a portare a termine la sua missione, sconsolato si reco' alla tomba del Primo Cavaliere ma nemmeno la forza di pregare trovava in se stesso. Un raggio di sole penetrato tra le fitte fronde lo salvo', andando a illuminare la lastra argentea che si trova ai piedi dell'effigie del cavaliere; egli, preso da improvvisa forza, lesse: "Siate saldi quando tutti perderanno la testa, e credete in voi stessi. Se vi odieranno, non odierete, se vi calunnieranno, non calunnierete. Se distruggeranno cio' per cui avete dato la vita, chini ricomincerete; sappiate costringere cuore, tendini e nervi a servirvi anche quando siano sfiniti.". Solo allora Tristan capi' la stupidita' insita nella sua inerzia, solo allora capi' che la resa non era degna di un cavaliere, e allora capi' che doveva Ripartire. Torno' ad Alma correndo a perdifiato, e Potente risuono' il richiamo ai compagni, Asher il custode rispose e gli consegno' una nuova armatura e nuove armi, la corazza della Luce di nuovo splendeva sul suo petto e una lama fatta di pura energia donatagli dal generoso Highlander splendeva nella sua destra. Pronto di nuovo a combattere, riparti'. Giunto al passo dell'Aquila la potente Simona gli indico' un sentiero scosceso che conduceva a sud, l'abisso che cercava si trovava la, sotto le caverne abitate dai crudeli giganti delle colline. Tristan scese controllando il cavallo e impedendogli di scivolare tra le pietraie, entro' caricando nelle caverne e impalando sulla sua spada tutti i giganti che si contrapponevano sulla sua strada, persino il loro re non riusci' a fermare la sua avanzata, abbatte' la porta dei confini del regno dei giganti e di nuovo scese negli abissi abitati dall'ignoto. Subito capi' che l'ignoto aveva la forma di coloro contro cui aveva gia' combattuto, i temibili Drow, e, accompagnato dal gentile Viezerik, accorso per permettergli con la sua magia di volare e quindi di scendere il dirupo che portava nell'oscurita', si fece strada tra i corpi dei nemici, tagliando un sentiero di nero sangue fino all'oscuro lago in cui si doveva trovare il suo obbiettivo. Senza timore si getto' nelle acque nere, e sul fondo, nascosta dalla sabbia luccicava la lastra di puro diamante che stava cercando. La afferro' e, tornato in superficie, lesse: "Io sono la vendetta...". Ad un tratto capi', e ricordo'. Lord Raigard, Gran Maestro dei Paladini del Sangue gli aveva parlato di un cavaliere rinnegato e crudele, che Eltharion aveva sconfitto e relegato nelle tenebre, costui aveva quindi fatto rubare la gloriosa spada per vendetta e ora si trovava qui, riportato in vita dalla sua stessa malvagita'. Purtroppo Tristan sapeva bene di non essere ancora degno di suo padre e sapeva anche che non avrebbe potuto sconfiggere da solo il crudele Cavaliere della Morte, un'altra volta un amico venne in suo aiuto, il Forte Rammenstein, figlio di Lithos, uno dei migliori amici di Eltharion, gia' esploratore tra i piu' dotati e aspirante Cavaliere della Luce lo raggiunse e si uni' a lui. I due scesero di nuovo nelle profondita' del lago e entrarono nella caverna dell'indegno Cavaliere. Egli con un sogghigno guardo' Tristan dalle sue orbite vuote e parlo': "sei giunto finalmente Eltharion a riprendere la tua amata spada, purtroppo per te la mia vendetta, come un ascia ti pende sulla testa e terminera' qui il tuo infimo cammino". Mentre ancora la risata del demone risuonava tra le antiche pareti nella caverna Tristan rispose: "Purtroppo non sono Eltharion, ma discendo dal suo sangue come figlio! Tristan e' il mio nome e com'e' vero che il suo spirito vive in me, io ora saro' la tua NEMESI!". Con queste parole Tristan levo' la lama in un rituale saluto, a cui subito fece eco il malvagio non morto. La battaglia ebbe inizio, tra il clangore delle lame che cozzavano e una pioggia di scintille provocata da ogni scontro, la forza del Cavaliere della Morte era sovrumana ma il giovane Paladino non aveva nessuna intenzione di cedere, nonostante il sangue che gli colava copioso dalle numerose ferite; ad un tratto il suo avversario pronuncio' alcune parole di potere e una saetta colpi' Tristan in pieno petto, scaraventandolo a terra e mandando in frantumi il simbolo sacro che portava al collo. Tutto sembrava finito, ma Tristan si rialzo' chiedendo la guarigione divina che sono i Paladini possono ottenere, con rinnovata forza si scaglio' contro il nemico e finalmente pianto' la sua lama fino all'elsa nel suo nero e putrefatto cuore. Ignorando i rantoli di agonia del Cavaliere nero che finalmente tornava nel regno delle Tenebre, Tristan si inginocchio' accanto alla sua bara che dominava la caverna, innalzando un'accorata preghiera ad Hansolo e allo spirito di Eltharion suo padre; sopra la bara, una candida lama luccicava tra la polvere degli anni, riposando in un antico fodero di pelle. Appena le dita del giovane cavaliere sfiorarono l'elsa decorata dai simboli della Giustizia la tonante voce di Hansolo gli risuono' nella mente: "Ti viene ora consegnato cio' che gia' ti spetta, non per eredita' ma per il valore che hai dimostrato" Fieramente, ma con umilta' Tristan prese la spada tra le mani, percependone il calore, e per qualche secondo la cullo' tra le braccia; finalmente un mortale poteva di nuovo impugnare la spada della giustizia, nata per abbattere il male e per disperdere le tenebre. Era l'alba di un nuovo mattino e la luce del sole nascente nascondeva la nuova stella che brillava in cielo.